Lot Essay
"Bonalumi nella sua opera - oggi tra le più mature della giovane arte visuale italiana - ha percorso le diverse tappe oggettuali, che vanno dal dipinto divenuto oggetto autonomo, all'oggetto dilatato ad ambiente e integrato con l'architettuta, e può senz'altro essere preso ad esempio di questa particolare tendenza dell'arte moderna ancora suscettibile di interessanti sviluppi. [...] L'epoca tra il '58 e il '60 è stata per Bonalumi di grande importanza. Già nel '60 le prime tele monocrome, imbottite ancora rozzamente e non ancora decisamente geometriche, costituivano la prima autentica conquista dell'artista.
Ed è bene rammentare questa data perché è sufficiente a dirci come la "scoperta" di quello che gli inglesi definirono in seguito "shaped canvas" e che ebbe a proliferare durante gli anni Sessanta, sia stata effettivamente di Bonalumi prima che di tanti altri artisti che negli anni immediatamente successivi ebbero ad imitarlo. [...] Il dipinto, basato sulla tela monocroma, liscia o variamente corrugata e impastata, non era un fatto nuovo: già a partire dagli anni Cinquanta, diversi artisti l'avevano adottato (tra i primi in Italia, Fontana). Non solo, ma è di quegli anni la ripresa d'un vivace interesse per quell'indirizzo neoconcretista, rinforzato dagli apporti dell'arte programmata, che dette l'avvio a schieramenti come quelli del Gruppo Zero e delle "Nuove tendenze" che raccolse e affratellò, da tutta Europa, artisti di diversa formazione ma con un'analoga visione del mondo come Manzoni, Mack, Piene, Uecker, Castellani, Rot e Bonalumi. Mentre, però, la maggior parte di questi artisti dovevano rimanere ancorati ad un'eccessiva smania programmatrice, geometrizzante e tecnologica, Bonalumi riusciva tosto a evaderne, verso più fantasiose mete".
(G. Dorfles, Bonalumi, Milano 1973).
Ed è bene rammentare questa data perché è sufficiente a dirci come la "scoperta" di quello che gli inglesi definirono in seguito "shaped canvas" e che ebbe a proliferare durante gli anni Sessanta, sia stata effettivamente di Bonalumi prima che di tanti altri artisti che negli anni immediatamente successivi ebbero ad imitarlo. [...] Il dipinto, basato sulla tela monocroma, liscia o variamente corrugata e impastata, non era un fatto nuovo: già a partire dagli anni Cinquanta, diversi artisti l'avevano adottato (tra i primi in Italia, Fontana). Non solo, ma è di quegli anni la ripresa d'un vivace interesse per quell'indirizzo neoconcretista, rinforzato dagli apporti dell'arte programmata, che dette l'avvio a schieramenti come quelli del Gruppo Zero e delle "Nuove tendenze" che raccolse e affratellò, da tutta Europa, artisti di diversa formazione ma con un'analoga visione del mondo come Manzoni, Mack, Piene, Uecker, Castellani, Rot e Bonalumi. Mentre, però, la maggior parte di questi artisti dovevano rimanere ancorati ad un'eccessiva smania programmatrice, geometrizzante e tecnologica, Bonalumi riusciva tosto a evaderne, verso più fantasiose mete".
(G. Dorfles, Bonalumi, Milano 1973).